ANNO 15 n° 300
ATO Unico Regionale: la privatizzazione dell’acqua unisce destra e PD
Stesso progetto, stesso errore: la gestione centralizzata allontana i cittadini e apre la strada ai grandi gruppi privati
27/10/2025 - 09:08

VITERBO - Si è svolto il 9 ottobre l’incontro tra l’assessora regionale ai Lavori Pubblici Manuela Rinaldi e il Coordinamento Regionale dei Comitati per l’Acqua Pubblica, rappresentante delle cinque province del Lazio. L’appuntamento, richiesto dai comitati, aveva come oggetto la proposta di legge per l’istituzione dell’ATO Unico Regionale, che andrebbe a sostituire gli attuali cinque ambiti territoriali ottimali.

Un progetto che – denunciano i comitati – allontana le decisioni sulla gestione dell’acqua dai territori, riducendo la capacità di risposta alle esigenze locali e indebolendo la partecipazione dei cittadini.

Durante l’incontro, l’assessora Rinaldi ha ribadito la necessità di accentramento e razionalizzazione, sostenendo che la centralizzazione consentirebbe economie di scala. Ha inoltre precisato che, almeno in una fase iniziale, i cinque ATO esistenti continuerebbero a operare come “sub-ambiti”.

Tuttavia, secondo il Coordinamento, questo modello di governance favorisce inevitabilmente i grandi operatori industriali, privati o a partecipazione mista, aprendo la strada a una nuova stagione di privatizzazioni. Un’impostazione, sottolineano, che contraddice la Legge Regionale 5/2014, approvata dopo il Referendum del 2011, la quale prevedeva invece una gestione pubblica e partecipata dell’acqua, fondata sui bacini idrografici naturali e sui consorzi di Comuni.

L’obiettivo di quella legge era garantire un servizio efficiente, costi equi, la riduzione delle perdite di rete – che nel Lazio superano il 40% – e la tutela delle fonti idriche. Tutti principi oggi messi in discussione dal progetto dell’ATO Unico.

Nonostante le critiche, l’assessora ha confermato la volontà di portare la proposta in approvazione entro la fine dell’anno.
I comitati osservano amaramente come, a trent’anni dal fallimento delle gestioni private, tanto la giunta di centrosinistra quanto quella attuale di centrodestra continuino a perseguire la stessa direzione, sostenendo normative che avvantaggiano multinazionali già beneficiarie di profitti straordinari: oltre l’80% dei dividendi viene redistribuito annualmente ai soci, mentre la qualità del servizio resta insufficiente e i costi per i cittadini aumentano.

In attesa del testo definitivo della Giunta, i Comitati per l’Acqua Pubblica annunciano la prosecuzione della mobilitazione contro quella che considerano una nuova privatizzazione mascherata, denunciando l’aumento delle bollette, la scarsa qualità del servizio e la perdita di controllo democratico da parte delle comunità locali.






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